Associazione unitaria familiari e vittime Odv: “Appello ai comuni di Villaricca, Qualiano e Calvizzano perché venga messa in sicurezza via Corigliano”

Provincia di Napoli – «Chiediamo un appuntamento con i comuni di Villaricca, Qualiano e Calvizzano per coordinare la messa in sicurezza della strada Via Corigliano, già soggetta a procedimento penale per una vittima della strada, presso il Tribunale di Napoli Nord». A farlo sono l’Aufv, Associazione unitaria familiari e vittime Odv, l’Associazione familiari vittime della strada, l’Associazione Unitaria Familiari e Vittime e dell’A.M.C.V.S e l’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, che hanno inviato una lettera ai suddetti comuni affinché sia messa in sicurezza via Corigliano, dove il 23 ottobre del 2015 ha perso la vita Alessandro Selvaggio, a causa del dissesto del manto stradale.

Per la sua morte è imputato il responsabile della gestione del territorio di Villaricca dell’epoca, Francesco Cicala, accusato di imprudenza, negligenza e imperizia per non aver adottato le misure adeguate per la messa in sicurezza del tratto stradale. L’apertura del processo è arrivata a distanza di sei anni dall’incidente e dopo ben tre tentativi di archiviazione e sei rinvii delle udienze.

«Sono felice – ha affermato Alberto Pallotti, presidente dell’Aufv, Associazione unitaria familiari e vittime Odv – che il processo sia stato aperto, in questo caso avremo la possibilità di dimostrare che una strada killer ha prodotto una tragedia. Chi è responsabile dovrà pagare il conto davanti alla giustizia, perché sia da esempio per le migliaia di strade pericolose che oggi continuano a creare vittime e che devono essere messe in sicurezza. Provare la cattiva manutenzione come causa degli incidenti stradali è sempre stato difficile. Troppo spesso, quasi sempre, la colpa ricade sull’utente della strada. Abbiamo centinaia di casi simili ma pochi finiscono in tribunale». 

L’avvocato Walter Rapattoni, legale dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime si è detto «soddisfatto per il lavoro svolto che ha fatto partire il processo. È stato molto faticoso e adesso si deve puntare ad avere giustizia per la morte del giovane. Sono molto vicino alla madre che ha portato avanti una coraggiosa lotta insieme all’altro figlio. Vedendo le foto della strada su cui è avvenuto l’incidente, pubblicate dal comune vicino, ritengo che quella non si possa chiamare strada, c’era pericolo allora e c’è pericolo ancora oggi».

«Oggi, da un lato sono state riaperte le mie ferite – ha detto la mamma di Alessandro, Carolina Elia – per la perdita di Alessandro, dall’altro è tornata la forza di combattere. C’è voluta la morte di Alessandro per poter attirare l’attenzione su quella strada che non può essere chiamata nemmeno mulattiera per come era ed è. Ringrazio le associazioni e il consigliere comunale di Qualiano, Salvatore Onofaro, che ha sempre lottato senza avere riscontri con gli altri comuni per la messa in sicurezza di quella strada. Oggi per me è una vittoria».

Al suo fianco ci sono l’Associazione Familiari e vittime della strada e l’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della strada Odv, che hanno ottenuto di costituirsi parte civile nel processo. «Se si fosse fatta la normale manutenzione su quella strada – ha dichiarato Elena Ronzullo, presidente dell’A.M.C.V.S, Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV – non saremmo stati qui a piangere Alessandro Selvaggio. Sono passati 6 anni dall’incidente e ad oggi nulla è stato fatto su una strada percorsa ogni giorno da migliaia di automobilisti. È inaccettabile tutto questo, non si può continuare così e attendere anni per un processo. Bisogna prendere provvedimenti, non si può morire per una buca solo per l’indifferenza dei comuni. Nessuno vuole prendersi le sue responsabilità, non si può aspettare ancora, non accettiamo che altri possano perdere la loro vita».

Biagio Ciaramella, vicepresidente dell’Associazione Familiari e Vittime della Strada, pone l’attenzione sul problema delle buche e della scarsa manutenzione di molte strade italiane, un problema che ha portato l’associazione a presentare «denunce in vari tribunali. Anche io e mia moglie abbiamo perso un figlio per questo motivo», dice, «cerchiamo di non far succedere ad altri quello che è successo al nostro ragazzo, queste sono tragedie che nanno ripercussioni per sempre su tutta la famiglia».

Anche il fratello di Alessandro Selvaggio, Christian, che fino ad oggi non si è mai voluto pronunciare, ha espresso le sue considerazioni su una tragedia che «nonostante sia accaduta sei anni fa, si è arrivati solo ora ad avere una risposta riguardo le segnalazioni sulla messa in sicurezza di quel manto stradale. Ancora oggi, penso che se non ci fosse stato l’aiuto delle due associazioni, ci sarebbe stata la stessa indifferenza di 6 anni fa. Spero, insieme a mia madre, di riuscire finalmente ad ottenere giustizia affinché nessun altro innocente perda la sua vita su quella maledetta strada».

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