Lanciata una nuova campagna sulla sicurezza stradale. Biagio Ciaramella: “Apprezziamo il messaggio, ma lo spot sembra addossare le colpe degli incidenti alle vittime della strada”

Campania – «Negli ultimi giorni, abbiamo notato che sulle principali reti televisive spopola una nuova campagna sulla sicurezza stradale (qui il video: https://www.facebook.com/watch/?v=637505248445556    realizzata da Autostrade per l’Italia, in collaborazione con la Polizia di Stato e, per la prima volta, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Nello spot televisivo, un figlio saluta la madre che gli dice: “Ho preparato l’arrosto, te ne conservo un po’ per quando torni”. Il ragazzo risponde: “Non torno mamma, fra mezz’ora sarò vittima di un incidente stradale”. “Ah”, risponde la mamma. Una voce fuori campo dice: “3100 vittime di incidenti all’anno non è normale, ma è quello che sta succedendo. Non chiudere gli occhi: la sicurezza stradale riguarda anche te e le persone che ami di più”. Ma noi, familiari delle vittime della strada, vedendo questo spot ci chiediamo: solo noi li dobbiamo tenere aperti gli occhi? E cosa dovrebbe fare la madre del ragazzo che non tornerà? Aprire gli occhi sul cadavere del figlio? E poi? Perché non si parla della responsabilità di chi le strade le dovrebbe gestire bene, di chi dovrebbe fare i controlli e di chi dovrebbe garantire processi giusti e pene adeguate?».

Questa l’amara constatazione di Biagio Ciaramella, vicepresidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv, dopo la visione dello spot Non chiudere gli occhi. La sicurezza stradale riguarda anche te!, diretto dal regista di Mare fuori, Carmine Elia. L’obiettivo della campagna, è stato spiegato, “è sensibilizzare i giovani, fornire un monito chiaro sulle conseguenze devastanti che una mancata sicurezza stradale può causare”.

«Il fatto – fa notare Ciaramella insieme ad Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione Unitaria Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv, e ad Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada Odv – è che molti familiari di giovani morti sulle strade hanno avuto l’impressione che lo spot attribuisca la responsabilità degli incidenti alle vittime. È vero che il regista ha voluto rappresentare al grande pubblico “l’assurdità dell’indifferenza”, ma è anche vero che ciò non si evince chiaramente dallo spot. Molti dei nostri soci si sono risentiti (e ci hanno scritto) per quello che dice il ragazzo, che sembra essere cosciente e rassegnato al destino che lo attende. Ed è inverosimile il comportamento della madre che sente pronunciare quelle parole dal figlio e non agisce. La noncuranza della madre e del figlio verso la tragedia che si compirà equivale ad assolvere, in un certo senso, l’omicida stradale. In tanti anni di lotta per limitare gli incidenti e difendere i familiari delle vittime, abbiamo dovuto, purtroppo, constatare che la vittima ha sempre torto».

Le associazioni sono consapevoli che, qualche tempo fa, il regista è stato coinvolto in un tragico incidente della strada in cui hanno perso la vita due ragazze. Di conseguenza, non hanno dubbi sulle sue buone intenzioni. «La campagna, però, crea alcuni equivoci», spiega Ciaramella, «fermo restando la bontà del messaggio che lancia, la sua comprensione non è immediata e genera dubbi tra i familiari delle vittime della strada, che si sono affrettati a segnalarcela inviandoci anche le loro impressioni negative».

 

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