Elvira Venosi è nata a Battipaglia e vive a Nocera Superiore, laureata in Giurisprudenza, ha sempre cercato attraverso le parole il suo posto nel mondo, con la poesia si è costruita un suo spazio, sotto lo pseudonimo di Selvaggia Leone. La sua prima raccolta di lirica d’amore, dolore ed eros, dal titolo “Rea d’Amore”, per Il Quaderno edizioni, è stata scritta nel aprile del 2019. Già dal titolo scelto, si capisce la sua indole di donna che lotta contro le sue forti tensioni interiori. Si nasconde dietro un nome d’arte, “Selvaggia Leone”, per evidenziare dal un lato la sua natura felina e la sua indole femminile, e dall’altro lo utilizza come scudo per mascherare le sue debolezze di donna sola. Donna che, non a caso, si confessa colpevole di aver amato.
Nel giugno 2021 ha pubblicato la sua seconda raccolta poetica “Ceneri ardenti”, Printart edizioni. E’ una raccolta lirica delle storie d’amore vissute, alle quali viene reso omaggio ripercorrendone le fasi e collocandole nel posto più intimo: il cassetto dei ricordi, dove, seppur terminate, restano ancora vive, ancora “ardenti”. Strutturalmente la raccolta ripercorre le tre fasi di un incontro amoroso: il “Cercarsi”, lo “Scoprirsi” e il “Mancarsi”. In “Cercarsi” domina la ricerca della bellezza dell’anima, superiore a ogni tipo di bellezza estetica; e della poesia, quale sottofondo musicale di ogni tipo di incontro amoroso. L’ autrice si scopre e toglie qualche velo alle sue liriche in “Scoprirsi”, dove elimina ogni freno inibitorio e si regala un piacere quasi divino. Piacere, che però svanisce nell’ultima parte, segnata dalla fine della storia e dal dolore che ne consegue. Ma più che un dolore, è un “Mancarsi”, che, se da un lato le lascia dentro un vuoto d’amore, dall’altro le riempie i cassetti dei ricordi, per i quali si sente grata nei confronti di coloro che le hanno permesso di provare ancora l’illusione dell’amore. La chiave di lettura dell’intera raccolta la si trova già nella dedica dell’intero libro “Alle fiamme che mi hanno riscaldato di cui conservo gelosamente le ceneri ardenti.”, intese come le persone che le hanno fatto battere di nuovo il cuore e che, seppur con qualche cicatrice, le hanno lasciato emozioni e ricordi preziosi da custodire. Questa parte della raccolta rappresenta un raggiungimento importante di nuove consapevolezze da parte di Selvaggia, ma soprattutto di Elvira, che nella sua prima opera si era definita “Rea d’Amore”, ovvero “colpevole di aver amato”. Dulcis in fundo la sezione “Soffi di amore e di amicizia”, dedicata al suo essere donna e ai suoi più sinceri e veri amori: la sua famiglia, le sue preziose amicizie e la sua eterna amica: la poesia. L’opera è introdotta dalla prefazione dello scrittore Pino Imperatore, il quale testualmente scrive: “Libertà espressiva, passioni, spontaneità, anticonformismo: i temi che emergono da questa splendida raccolta poetica. È autentica e speciale, Selvaggia; non ricorre a trucchi e finzioni, non mostra rancori. È umana. Dice ciò che pensa, si espone, si mette in discussione. È raro rintracciare una sincerità simile nella poesia contemporanea, fatta eccezione per Alda Merini. Se nella vita avrete la fortuna di incontrare una persona come Selvaggia, tenetevela ben stretta e non fatele mai del male. Vi regalerà gioie ineguagliabili.” Tutto questo e oltre trova il lettore nel libro di Elvira Venosi, sussulti di parole che l’autrice ben sa amalgamare nel suo racconto poetico. Davvero un gran bel libro, complimenti all’autrice, che nelle sue poesie racconta attimi di vita, dove non solo si possono ritrovare le donne, ma anche gli uomini che sanno amare.
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