Trent’anni di voci sulle terre di don Peppe Diana

Casal di Principe – Il 19 marzo del 2024 saranno  passati trent’anni da quando una mano assassina  ci ha portato via don Peppe Diana. Trent’anni in cui un movimento di resistenza di donne e uomini si è sviluppato in queste terre nel nome di don Peppino, che ha determinato un cambiamento visibile.

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Un cambiamento  che è cominciato da quella mattina di marzo di trent’anni fa, quando  c’è stato chi, come Augusto di Meo, ha deciso di non voltarsi dall’altra parte. Quando c’è stato chi ha deciso di non starsene a casa e di lottare per difendere la memoria e le idee di don Diana.

Ne è nato un movimento plurale, fatto di associazioni, volontari,  gruppi scout, insegnanti, studenti, giornalisti, sacerdoti, cooperative sociali, amministratori pubblici e tanti semplici cittadini.

Un movimento che in trent’anni  ha fatto in modo che le molteplici voci che si sono alzate hanno determinato anche la direzione in cui camminare per riscattare un popolo che è stato martoriato per più di trent’anni.

 Non è stato facile, e i risultati raggiunti, non sono una conquista definitiva. Anzi. In questi trent’anni abbiamo anche imparato che il rischio di un ritorno al passato è sempre possibile se non si costruiscono argini alti e resistenti alla criminalità organizzata.

Ecco perché abbiamo deciso di arrivare al trentennale con diverse iniziative che il Comitato organizzatore, insieme a numerose associazioni, enti istituzionali e la Diocesi di Aversa, ha promosso  a partire da questo Natale e che si concluderanno con una grande marcia il 19 marzo 2024, che vedrà invadere Casal di Principe di migliaia e migliaia di giovani, cittadini, Istituzioni in memoria di don Peppe.

Per aprire le iniziative per il trentennale, vogliamo cominciare, simbolicamente, proprio dal Natale. Da quella notte del 1991 quando fuori le chiese della zona pastorale di Casal di Principe, don Peppe Diana, insieme ai parroci della Forania e ai giovani, consegnarono “Per amore del mio Popolo”, un documento che ha segnato drammaticamente anche le vite di tanti di noi, di un popolo, di intere comunità. Un documento che sembra scritto ieri e che ha determinato il cambiamento che tutti speravano, contribuendo a trasformare quelle che erano conosciute come terre di camorra,  in terre di don Peppe Diana.